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Un defibrillatore tra i monti

del
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Per dar retta al cuore, abbiamo deciso di dotarci di un defibrillatore portatile, quello che tecnicamente viene chiamato DEA In montagna il cuore batte forte, batte forte sempre… Batte forte quando la salita è lunga, batte forte se la discesa è esposta, batte forte perché mentre camminiamo vogliamo comunque raccontare al nostro compagno della tipa che abbiamo conosciuto ieri sera, batte forte quando scalando il passaggio è duro e la protezione è lontana, batte forte perché siamo emozionati di fronte allo spettacolo della natura a cui ci è concesso far parte.

Diamo retta al cuore

Forse andiamo in montagna proprio per sentirlo meglio questo cuore che lavora continuamente e instancabilmente, ma che troppo spesso ignoriamo. Un operaio instancabile ma non inossidabile.

E proprio per dar retta al cuore, per ascoltarlo e prendercelo a cuore, abbiamo deciso di dotarci di un defibrillatore portatile, quello che tecnicamente viene chiamato DEA. DAE sta per Defibrillatore Automatico (o semiautomatico) Esterno; sicuramente avrete già sentito parlare di defibrillazione, di arresto cardiaco e rianimazione cardiopolmonare.

Se non ne avete sentito parlare ve ne parlo un po’ io e colgo l’occasione per ricordare alcune informazioni utilissime; utili sempre, nella vita di tutti i giorni, in città o in montagna, a lavoro o in vacanza, al mare o sul Monte X.

Per avere più possibilità che il lettore arrivi alla fine di questo articoletto eviterò di parlare delle possibili cause di arresto cardiaco, dei fattori di rischio, dei ritmi defibrillabili e non defibrillabili, delle statistiche, dei numeri dei casi in Italia… userò il “medichese”, l’ odiato linguaggio dei medici, il meno possibile. Voi però tenete duro e fatemi contento.

Cosa è un arresto cardiaco

Per arresto cardiaco si intende ogni situazione nella quale il cuore non è in grado di pompare il sangue in modo efficace. Per usare un gergo di montagna e senza entrare in inutili dettagli possiamo dire che l’arresto cardiaco si verifica quando la così detta “pompa” non pompa a sufficienza.

Può colpire chiunque, purtroppo non bisogna avere necessariamente 90 anni e fumare 2 pacchetti di marlboro rosse al giorno per andare in arresto, sarebbe troppo bello. Una cosa però la voglio sottolineare fin da ora:

arresto cardiaco non è sinonimo di morte!

Se di fronte ad un arresto cardiaco non ci fosse nulla da fare oggi vi avrei parlato d’altro, magari della Patagonia o di qualche viaggio che mi piacerebbe fare, ma non è così. Qualcosa si può e si deve fare!

Come posso riconoscere un arresto cardiaco

Se il cuore non “pompa” efficacemente non c’è più un’adeguata circolazione del sangue. Il sangue non gira! Il cervello, che è l’organo più sensibile alla mancanza di circolazione, si spegne di colpo e la persona perde conoscenza (sviene). Ecco il primo segnale: la persona non risponde anche se la si scuote vigorosamente.

Quando il cervello soffre il comando sulla respirazione viene meno. Ecco il secondo segnale: la persona non respira normalmente o non respira affatto. Il respiro anormale che precede la cessazione completa del respiro assomiglia al respiro di un pesce che boccheggia, in termini medici si chiama “gasping”, ma non importa, andiamo avanti.

Di solito si passa dal “boccheggiare” alla cessazione completa del respiro in poche decine di secondi.

Quindi riassumendo se una persona non risponde e non respira normalmente dobbiamo pensare all’arresto cardiaco, anche se fa qualche piccolo movimento o se “boccheggia” come un pesce.

Cosa faccio in caso di arresto cardiaco

Le operazioni da seguire sono quelle della famosa Catena della Sopravvivenza: una sequenza di azioni tra loro strettamente collegate come gli anelli di una catena.

Primo Anello

Allertare i soccorsi. In Abruzzo chiamare il 118, in altre regioni (es. Lombardia) è attivo il numero unico 112. Allertare senza alcun ritardo il sistema di emergenza sanitaria, rispondendo con calma e precisione alle domande dell’operatore dall’altra parte del telefono. Se sei in montagna non dimenticare di fare precisazioni sul luogo dove ti trovi e sulle condizioni meteo. Chi ha effettato la chiamata resterà nella zona dove c’è campo, perché la centrale del 118 ha come riferimento il numero che ha effettuato la chiamata.

Secondo Anello

Manovre di Rianimazione CardioPolmonare (RCP). E’ il famoso massaggio cardiaco (che però bisogna prima imparare). Fondamentale iniziare tempestivamente le manovre di rianimazione cardiopolmonare per “guadagnare tempo”.

Le manovre di RCP di base (compressioni toraciche esterne + ventilazioni di soccorso – bocca a bocca) non sono in grado, da sole, di far ripartire un cuore che si è fermato, ma, se correttamente applicate, consentono una maggiore efficacia degli interventi successivi. In poche parole visto che il cuore non pompa, con il massaggio cardiaco facciamo girare il sangue della persona in arresto cardiaco, in particolare lo facciamo arrivare al cervello, che è l’organo più nobile e che sta soffrendo di più.

Terzo Anello

Defibrillazione Rapida. L’immediata disponibilità di un defibrillatore aumenta sensibilmente le possibilità di sopravvivenza di un paziente colto da arresto cardiaco. Per la persona colpita da arresto cardiaco, ogni minuto che passa è di vitale importanza: in soli sessanta secondi, infatti, si abbassano del 10% le sue possibilità di restare in vita. Dopo soltanto 5 minuti di tempo, le possibilità di salvezza scendono al 50%.

Quarto Anello

Cure Avanzate. Si tratta dell’intervento medico specialistico attuato dal personale medico/infermieristico del 118 che nel frattempo sarà sopraggiunto sul paziente in arresto. Non è certo questa la sede per parlare di farmaci e manovre. Di questo anello deve restarci in mente che dobbiamo farci trovare dal 118 il più rapidamente possibile. La rianimazione cardiopolmonare e la defibrillazione precoce più che essere due anelli della catena posti in serie devono essere considerati come due azioni da compiere simultaneamente, come un unico anello della catena.

L’unico messaggio medico che mi preme rimarcare è: la defibrillazione precoce rappresenta il momento chiave per far ripartire un cuore in arresto. Quindi se abbiamo un defibrillatore a disposizione aumentiamo le possibilità di sopravvivenza di una persona in arresto. Fortunatamente, ci sono sempre più defibrillatori in giro.

Anche noi di Mountain Evolution abbiamo il nostro defibrillatore semiautomatico da mettere nello zaino ogni volta che sarà possibile trasportarlo

Mountain Evolution ha il suo defibrillatore

Anche noi di Mountain Evolution abbiamo il nostro defibrillatore semiautomatico da mettere nello zaino ogni volta che sarà possibile trasportarlo. Per questo le nostre guide e i nostri accompagnatori hanno seguito con la massima attenzione il corso di BLSD (Basic Life Support Defibrillation), perché il massaggio cardiaco e l’uso del defibrillatore semiautomatico sono nozioni che vanno imparate e tenute in esercizio, rinfrescandole di tanto in tanto. Insomma vanno allenate, proprio come le gambe per sciare e le dita per scalare!

Colgo l’occasione per invitare tutti gli appassionati di montagna a fare un corso di BLSD: questi corsi durano poche ore, sono comprensivi di una parte teorica e di una pratica, non sono noiosi, e permettono a chiunque di imparare ad usare correttamente un defibrillatore semiautomatico ed eseguire una buona rianimazione cardiopolmonare.

Per andare in montagna sereni bisogna metterci il cuore, in tutti i sensi.

Ora basta, ringrazio chi ha letto fino alla fine questo articoletto e auguro buone montagne a tutti!

Dom

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